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            Chiesa Santa Maria in Fontanelle di Bardano          

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La chiesa di Santa Maria del Piano in Fontanelle di Bardano è un edificio sacro di recente costruzione,
ma raccoglie l'eredità di un'altra chiesa molto più antica sorta a poche centinaia di metri da quel luogo.
La data di erezione della chiesa primitiva non è esattamente conosciuta: il terminus ante quem e quello
del luglio 1157 quando un documento rivela l'esistenza della chiesa di Santa Maria del Piano, que jacet
iusta flumen Paleae, mentre quello post quem è riconducibile al concilio di Pisa del 30 maggio 1135.
Questa chiesa è fondata dai Cavalieri 

Templari, poi, come tutti i loro patrimoni passa ai Cavalieri di Malta e, infine, a privati. Pericle Perali registra nella sua opera Orvieto a pagina 115 che nel Museo dell'Opera del Duomo di Orvieto si conserva un piccolo calice in bronzo dorato, opera minore di oreficeria del XIV secolo, ora(1919) appartenente alla Confraternita di San Michele Arcangelo, ma che nel 1587 fu della chiesa della Madonna del Piano nella valle orvietana presso Bardano, e che fu fatto fare dalla famiglia Benincasa, come testimonia lo stemma inciso in uno dei castoni. La descrizione araldica dello stemma o arma è: campo diviso, nel primo di azzurro con due bande d'oro caricate da leoni neri con palma verde nella zampa destra anteriore; nel secondo d'azzurro con un castello d'oro sormontato da tre stelle dello stesso, ed in punta onde marine.

La famiglia toscana dei Benincasa, nella quale confluisce una nobildonna orvietana ereditiera di parte
del distrutto Pleberium Bardani dopo il 1451, come è riportato a pagina 137 dei Comentari di Monaldo
Monaldeschi, è molto antica e da essa emergono molte figure rilevanti. Benincasa è un noto
giureconsulto del secolo XIII, che ricopre l'incarico di magistrato e giudice a Siena. Dante lo chiama
"l'Aretino" poiché è originario di Laterina, che si trova presso la città toscana. Muore a Roma, dove è
passato ad esercitare la funzione di giudice, decapitato da Ghino di Tacco, che vuole vendicare la
condanna inflitta a Siena contro alcuni suoi parenti. Purgatorio VI, 26-27: quell'ombre che pregar pur
ch'altri prieghi (che chiedono suffragi), / sì che s'avacci (si affretti) lor divenir sante (la loro
purificazione). Grazioso Benincasa nel 1465 disegna l'atlante nautico: Rutilio Benincasa calcola le 19
Tavole Periodiche nel 1552.
Il personaggio di maggior spicco della famiglia Benincasa è Santa Caterina (Siena 1346-Roma 1380)
suora domenicana, che contribuisce al ritorno a Roma dei Papi dopo il periodo avignonese, ma anche
famosa scrittrice, le cui opere dai puristi toscani si adottano per testi di lingua. Può sembrare strano ma
l'attualità di Santa Caterina da Siena si percepisce e si vive molto di più oggi dei secoli passati. Il perché
va cercato sicuramente nei tre successivi riconoscimenti che le sono stati riservati: nel 1939, Patrona
d'Italia; nel 1970, Dottore della Chiesa; nel 1999 Patrona d'Europa.
Pericle Perali, alle pagine 139 e 178 del suo libro Orvieto, ricorda che questa famiglia ha un ramo
Orvietano che abita nella palazzina Benincasa, poi albergo Cornelio, in piazza Ippolito Scalza, e nel
palazzo Benincasa in piazza Clementini. In questo palazzo di impronta sangallesca, ricco di affreschi e di
soffitti intagliati, Girolamo Benincasa ospita il pontefice Paolo III in occasione di alcune sue venute in
Orvieto.

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